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Architettura e opere d'arte
La struttura trecentesca appare pressoché inalterata; la facciata gotica è a capanna, in pietra arenaria con archetti pensili e un portale cuspidato che introduce all'interno di una navata unica, coperta da capriate lignee. In fondo il presbiterio è tripartito da pilastri ottagonali, che sostengono archi e volte a sesto acuto con costolature.
Sotto la volta centrale la tavola rappresentante, la deposizione del Cristo morto, opera di Niccolò di Pietro Gerini (XIV sec), restaurata dall'Opifìcio delle Pietre Dure di Firenze e riallocata dal giovedì Santo 2015.
Nelle lunette degli archi si possono ammirare le scene della vita di San Carlo Borromeo, restaurate nel 2005.
A destra dell'altare di recente restaurato possiamo ammirare la "Presentazione di Gesù al Tempio" di Fabrizio Boschi (1572-1642). Il resto della parete superiore è decorato da motivi geometrici e quadrature tardo trecentesche.
Sulla parete sinistra si trova la Gloria di San Carlo Borromeo, una grande tela di Matteo Rosselli (1616), esposta nell'originaria cornice dorata barocca, che si trovava sopra la porta d'ingresso fino al restauro della primavera del 2006.
Sulla parete di destra si trova l'antico crocifisso in legno
policromo dell'Orcagna
(XIV),
ai piedi del quale, è stato posto un bronzo moderno (2006)
dello scultore Ceccarelli, rappresentante S. Pio da Pietralcina,
giovane, che riceve le stimmate e la preziosa reliquia del guanto
del santo (2009).
Da notare ancora l'altare in pietra serena (2005), il battistero di bronzo e pietra serena (2007) dello scultore armeno, Vigen-Avetis, con sullo sfondo l'icona della Vergine della Tenerezza, opera della pittrice francese Nicole de Warlincourt, e infine l'ambone in bronzo dello scultore pugliese Palù, che rappresenta il roveto ardente (2006), dal quale Dio parlava a Mosé.
Di grande interesse poi sono gli affreschi di fattura quattrocentesca ritrovati nel 2006 durante i lavori di restauro della chiesa: essi ornano le capriate e la parte frontale del presbiterio.
Degna di nota infine è la bussola di accesso (2006) che, essendo trasparente, crea un legame diretto tra la chiesa e l’umanità che le passa davanti.